Articoli

L'Adige - 21/02/2021 - Progetto BullDonkey

www.dolomiti.it Arianna Viesi 3/10/19

Da Oggi Scienza del 2/8/2016 - scritto da Eleonora Degano, intervista alla responsabile di progetto.

Onoterapia, quando la pet therapy è mediata dagli asini

Le loro caratteristiche, dalle dimensioni fino al carattere prevedibile e rassicurante, li rendono preziosi compagni di molti percorsi terapeutici. Per aiutare bambini e ragazzi con necessità particolari ma anche famiglie che vogliono prendersi cura di un rapporto in difficoltà

asino onoterapia pet therapy

L’asinella Ester a orecchie bene aperte e dritte: è attenta agli stimoli che la circondano. Crediti immagine: Le Vie degli Asini

APPROFONDIMENTO – A Riva del Garda, in provincia di Trento, gli animali diventano “terapeuti”. Non si tratta della ormai famosa pet therapy con i cani, di cui abbiamo già parlato in questo articolo, ma di una specie il cui ruolo nella mediazione è meno noto: l’asino. Insieme a un’equipe di professionisti – come previsto dalle linee guida nazionali – quali psicoterapeuta, psicologo, educatore e veterinario, gli asini ospitati in un’azienda agricola del luogo sono i preziosi compagni di percorso per bambini con necessità particolari, per famiglie che faticano a trovare un canale di comunicazione e molti altri. Percorsi di mediazione “a quattro zoccoli”, onoterapia (dal greco ὄνος, ónos, asino), che nascono direttamente all’asineria o che sono la continuazione di incontri di psicoterapia iniziati nello studio professionale, e spostati poi in un contesto meno formale ma ricco di stimoli nuovi e unici nel loro genere.

Perché l’asino? “È molto diverso dagli altri animali. Il mio interesse è nato dopo aver acquistato un’asinella, volevo imparare a capire come comunicare con lei, quindi ho seguito un corso apposito insieme alla mia collega. Così è nata la nostra associazione”, spiega Manola Santorum del progetto Le Vie degli Asini, psicoterapeuta sistemico-relazionale ed esperta nelle attività di mediazione con l’asino.

A differenza dei cavalli, con i quali si impostano con successo terapie riabilitative motorie, la natura peculiare degli asini li rende adatti a lavorare sull’emotività, sull’affettività. Sono curiosi, cercano la relazione e per di più “sono prede, non predatori”, dice Santorum. “Bisogna conquistare la fiducia di un asino: è indipendente e timoroso, non a caso si sente spesso dire che gli asini ‘si bloccano’. Hanno bisogno di capire dove sono e costa stanno facendo, ma se non si sentono al sicuro non procedono. Per questo sta a noi capire per quale motivo si sono fermati e convincerli ad andare avanti. Può essere frustrante a volte, ma è anche un modo in cui l’animale diventa come uno specchio per noi stessi”.

Il rapporto di fiducia è fondamentale per creare una relazione e favorire l’autostima nelle persone. “Ci si fida dell’animale e ci si affida a lui, anche perché rende possibile fare esercizi che con altre specie sarebbero molto difficili, ad esempio quelli in groppa”, continua Santorum. “Il fatto che sia più grande di una persona dà un’idea di contenimento, spinge a pensare di potersi affidare, di poter perdere il controllo. Rende l’idea uno degli esercizi che facciamo in una fase avanzata del percorso con l’asino: rimanere in groppa e spalancare le braccia, a occhi chiusi”.

A beneficiare di questo percorso, in particolare, sono i bambini aggressivi o quelli che hanno deficit cognitivi. “Specialmente bimbi con sindrome di Down o autistici, che hanno un modo diverso di approcciarsi. I primi, ad esempio, sono molto simbiotici con gli adulti quindi si lavora sulle loro capacità di autonomia e distacco. I secondi invece hanno bisogno di un’attività concentrata sul creare una relazione, attraverso azioni rassicuranti e ripetitive. Se il bimbo Down tiene la longhina dell’asino, tenderà a non volerla più lasciare. Il bimbo autistico, invece, molto probabilmente la butterà a terra”, racconta Santorum.

1443682783 e

La natura docile e timorosa degli asini li rende una sfida positiva: bisogna conquistare la loro fiducia e convincerli a procedere. Fotografia di Le Vie degli Asini

Una volta creato un rapporto con gli asini è possibile guidarli in dei percorsi all’interno del recinto, ad esempio sfruttando gli ostacoli: fargli fare delle cose è preziosissimo per quei bambini che hanno difficoltà di autostima, e che nel riuscire a “sbloccare” l’animale, rendendosi autorevoli ai suoi occhi, sono estremamente gratificati.

“Oggi all’azienda agricola vivono 11 asini. Alcuni li abbiamo scelti all’inizio mentre altri sono nati qui con noi. Sono stati tutti addestrati, anche se non amo usare questo termine, fin dal primo giorno. Ogni asino è diverso dagli altri e ne teniamo conto per le attività: le caratteristiche dell’animale e dell’utente vengono valutate per abbinarli, sia in base agli obiettivi che ai bisogni. Se sto lavorando con un adolescente, ad esempio, sceglierò per lui un asino che si comporta come tale quindi fa le bizze e i capricci”, racconta Santorum. Scontrandosi con questi comportamenti, un ragazzo/a riesce a sintonizzarsi meglio con le interazioni da parte dei suoi genitori.

Per abituare gli asini al rapporto con così tante persone diverse, e a essere maneggiati e condotti in giro, fin dal primo giorno vengono toccati in ogni parte del loro corpo affinché imparino a non reagire in modo brusco. Alcune zone, tra tutte la pancia, sono molto delicate e devono essere manipolate a lungo perché gli asini capiscano che non c’è pericolo e non si spaventino di fronte a stimoli improvvisi. Non solo quelli tattili ma anche visivi, come un bambino che gli corre incontro, le grida, il rumore delle automobili, tutto ciò che potrebbe sollecitarlo eccessivamente. Proprio come le persone anche gli asini hanno le loro paure, “alcuni temono l’acqua e non vogliono toccarla, nemmeno per attraversare un piccolo rigagnolo, altri hanno paura del passaggio tra luce e ombra, altri ancora dei tombini. Dobbiamo aiutarli a superare questi timori ma non si tratta di ‘domarli’, non c’è imposizione. Bisogna convincerli”. Un lavoro intenso e impegnativo ma che ripaga, perché gli asini imparano e “ricordano tutto, hanno una memoria straordinaria sia per quanto hanno imparato sia per le persone incontrate durante la loro vita. Ce ne accorgiamo, ricordano bene anche dopo molti anni”.

Un altro tipo di attività riguarda quella in cui genitore e bambino vengono coinvolti insieme, molto adatta a quei padri o madri separati che vogliono rinforzare il legame con il proprio figlio. “Magari non si vedono spesso, o sentono che c’è stato un distacco. Attraverso l’asino è più facile ritrovare il legame, perché vi si trasferiscono tutte le dinamiche relazionali delle quali poi ci si prenderà cura. Parlare dell’animale aiuta a trovare il dialogo. Parlando di lui, in realtà, si finisce per parlare di sé e della separazione, in modo meno diretto e più semplificato”, racconta Santorum.

Con i bambini aggressivi l’asino rivela la sua natura prevedibile, rassicurante. In alcuni casi – controllati dagli operatori in modo da garantire tutela e rispetto degli animali – i bambini hanno provato a colpire gli asini senza ottenere nessuna reazione. Questo li stupisce e li porta a ridefinire il proprio comportamento, a trovare una nuova modalità di interazione. Una possibilità straordinaria per intervenire sul fenomeno del bullismo, che nel 2014 in Italia ha riguardato un ragazzo/a su due nella fascia 11-17 (dati ISTAT), agendo sulle “radici” del comportamento e spingendo a cambiarlo proprio perché inefficace.

A fare la differenza tra la sola presenza dell’animale e un intervento terapeutico vero e proprio ci sono i vari professionisti coinvolti, che interagendo validano gli interventi e stabiliscono il tipo di progetto più adatto. L’idea che sia l’animale da solo a curare la persona “è un luogo comune che noi ci teniamo a sfatare. Anche perché è pericoloso affidargli la responsabilità di operare un cambiamento. È l’operatore che grazie alle sue competenze riesce, attraverso l’asino, a far emergere stimoli sui quali lavorare. Tutto questo si fa in relazione alla storia dell’utente, dopo una serie di incontri conoscitivi, anamnesi e una scrupolosa raccolta di informazioni per comprendere la richiesta. Con la stessa modalità e professionalità della classica psicoterapia, con la differenza che poi l’intervento si svolge nell’azienda agricola e non in uno studio”, prosegue Santorum.

Il rapporto con gli asini non si instaura per poi darlo per scontato, ma va rinnovato continuamente prestando attenzione ai segnali dell’animale. Osservando la postura e il suo comportamento è possibile capire come sta, se ad esempio è bendisposto o non vuole interagire. La parola viene meno e gli altri sensi, specialmente un’attenta osservazione, diventano fondamentali. Come si leggono le orecchie di un asino? Se sono dritte significa che è molto attento, che sta osservando e valutando l’ambiente che lo circonda, orientandole nella direzione dello stimolo. Se sono indietro, quasi chiuse e schiacciate sulla testa bassa, vuole essere lasciato in pace. Se in avanti, la posizione (davvero rara da osservare) è quella di attacco. “Il momento di interagire, quello adatto per spazzolarlo e condurlo in giro è quando le orecchie sono distese in orizzontale, quasi ‘ad aeroplano’. Significa che è rilassato, disponibile al contatto e a relazionarsi con noi”.

 

"L'altro giornale" di febbraio 2017

Dalla rivista mensile "La Busa", numero di giugno 2016

da "Il Trentino dei Bambini" - Stefania Pin d'Elia (settembre 2015)

Un magico pomeriggio in compagnia degli asinelli

Come si inizia a raccontare un’esperienza meravigliosa vissuta insieme ai propri figli senza che le parole la impoveriscano? Un compito difficile, davvero; quando si arriva a “Le Vie degli asini” Trekking and Therapy, che si affaccia sulle montagne sopra Fiavé, non ci si rende conto che nel giro di una manciata di ore si uscirà letteralmente trasformati. L’atmosfera rilassata di questo ambiente in cui le risate dei bambini si alternano dal raglio degli asini che chiedono attenzione, avvolge completamente mettendo tutto nella giusta prospettiva: qui i problemi si lasciano fuori dal cancello… o si rivelano ad Angiolina, che con le sue grandi orecchie è sempre pronta a custodire i segreti di quanti hanno voglia di condividerli con lei.

Francesca e Manola sono l’anima di questo posto, il loro non è un lavoro è una passione. Ci hanno raccontato di come è nata l’idea di creare quest’oasi di pace, di come  ogni asino che è entrato a far parte di questa grande famiglia abbia alle spalle un storia (talvolta triste, come nel caso di Lucrezia, dolce “nonnina” di 20 anni, la maggior parte da dimenticare, talvolta allegra come con Cassia, entrata nel loro cuore… ). Abbiamo fatto un giro alla scoperta degli animali presenti: il posto d’onore lo hanno avuto ovviamente gli asini che abbiamo accarezzato, spupazzato e spiumacciato a dovere, soprattutto il piccolo (si fa per dire visto che promette di diventare un gigante) Nerone, dolce cucciolo di appena un mese. Poi abbiamo conosciuto le caprette, le galline, le oche (che ogni volta mi torna in mente “noi non siamo tortore, siamo oche!” chi indovina la citazione vince un pat pat sulle spalle pieno di comprensione), l’anatra (abbandonata dal compagno, povera!) e i porcellini d’india! Un sogno per chiunque ami gli animali! 

Ma il momento più emozionante  è stato quando Gaia ha portato a passeggio Angiolina (una guerra tra teste dure), prossimamente (ma non troppo) mamma (sulla pagina delle Vie degli Asini potete partecipare al “totoangiolina”) per poi lasciarsi cullare sulla sua groppa. Già perché qui non si parla di un banale “giro sull’asinello” si entra in contatto con lui ad occhi chiusi lasciandosi guidare dall’istinto e dalle voci esperte di Francesca e Manola: si accarezza, ci si sdraia, ci si abbandona completamente sul dorso, lasciandosi conquistare dalla sua dolcezza. Impossibile trattenere l’emozione mentre scattavo le 468580403,7 foto di rito. 

A malincuore dopo un bellissimo pomeriggio immersi nella natura siamo dovuti tornare a casa (non prima di aver fatto una bella scorta di verdura appena colta), ma ho dovuto promettere a Gaia che saremo tornati presto, anche per conoscere il cucciolo di Angiolina. 

Le attività che si possono svolgere a “Le Vie degli Asini” sono tantissime: Trekking someggiato, giornate in asineria (per tutta la famiglia o solo per i bambini), mediazione e co-terapia, progetti per le scuole e team building. Tutte attività che rieducano alla consapevolezza dei propri sentimenti, al contatto col sentire e alla capacità di esprimere emozioni, che aiutano a riacquistare fiducia in sè stessi e nella propria capacità di comunicare e instaurare relazioni.

Dalla rivista "Terra Trentina", ott/nov 2016 - articolo di Enrico Brizzi

Dal quotidiano Trentino, 18/09/15

Pubblicazioni dell'associazione

Progetto terapeutico a 'Le Vie degli Asini'

a cura di dott.ssa Manola Santorum

Da tempo la pet therapy ha ottenuto riscontri importanti come trattamento coadiuvante alle terapie classiche sia con bambini che con adulti.
Spesso infatti, nel corso di un intervento, specie psicoterapeutico, si rileva la necessita' di introdurre un elemento di novita', nella relazione utente-terapeuta, che possa incrementare la motivazione, sbloccare impasse emotivi, fornire stimoli nuovi, sempre pero' non perdendo di vista gli obiettivi predefiniti e condivisi del progetto terapeutico.
In generale la relazione con gli animali e' stata messa in relazione con effetti benefici come:
- l'abbassamento della pressione sanguigna e della frequenza delle pulsazioni 
- il calo dei valori del colesterolo 
- la riduzione della sensazione di solitudine, depressione e paura 
- l'aumento dell'autostima, in particolare nei bambini 
- il miglioramento dell'interazione sociale dei bambini a scuola, degli anziani e delle persone con problemi fisici.
'Le Vie degli Asini' e' un progetto che si occupa di attivita' di mediazione e co-terapia con l'asino.
L'attivita' di mediazione con l'asino (AMA) e' una pratica che si caratterizza per essere un 'complesso di tecniche di educazione e rieducazione' alla relazione, mirato ad ottenere l'integrazione di un disagio psichico, cognitivo, affettivo, relazionale, comportamentale e sociale.
Le terapie con gli animali sono terapie dell'affettivita', hanno come obiettivo di riacquistare fiducia nella propria capacita' di esprimere emozioni, comunicare sentimenti, instaurare rapporti.
La presenza dell’asino con le sue caratteristiche etologiche, fisiche, comportamentali e simboliche rappresenta potenzialmente un facilitatore alla relazione, un co-terapeuta che affianca silenziosamente il terapeuta e gli offre la possibilita' di costruire un ponte simbolico negli interventi mirati al benessere della persona.
Perche' proprio l'asino?
Perche' e' un animale curioso, interessato ad instaurare un contatto, disponibile, socievole, non ama stare solo ma cerca sempre compagnia. Non e' un animale, a differenza del cavallo, che si puo' domare, ma richiede una continua contrattazione del rapporto che si va costruendo, inducendo l'altro a guardarsi e guardare fuori di se', a tenere presente continuamente se' e l'altro. Ha una pazienza illimitata ma e' necessaria la costruzione di un rapporto di fiducia. Segue i suoi ritmi interni, piu' che rispondere agli ordini esterni, quindi induce chi si relaziona con lui a sintonizzarsi. E' possibile ottenere risposte da lui solo se lo coinvolgiamo e convinciamo. E' accogliente, empatico, caldo. L'aspetto dell'asino costituisce un fattore facilitante: e' uno dei pochi animali che mantiene caratteristiche morfologiche da cucciolo, che ispirano tenerezza e protezione. L'asino, quindi, e' un sollecitatore di relazioni, ci chiama in causa incontrare un asino non e' mai un'esperienza che lascia indifferenti.
Nelle attivita' co-terapeutiche di mediazione con l'asino gli obiettivi sono strutturati all'interno di progetti specifici, identificati e condivisi da un'equipe di lavoro e focalizzati sul fruitore o sul gruppo di fruitori. Ne elenchiamo alcuni:
- incrementare le occasioni di interazione e potenziare l'abilita' nel contatto fisico 
- favorire il rispetto e il riconoscimento dell'altro e di se' 
- ridurre il grado di ansia, isolamento e solitudine  
- aumentare la capacita' di socializzare e di comunicare  
- incrementare le capacita' di attenzione  
- incrementare l’autostima  
- ridurre comportamenti aggressivi  
- procurare piacere ed affetto  
- riuscire a razionalizzare la paura della perdita  
- migliorare la capacita' di esprimere i sentimenti  
- migliorare la capacita' di aver fiducia negli altri ed incrementare le interazioni  
- aumentare la capacita' di ascolto e osservazione 
- aumentare la capacita' di fidarsi e affidarsi nella relazione con l'altro 
- rilassamento  
Gli strumenti dell'AMA sono: l'asino, il corpo, il movimento, il gioco, la relazione triadica asino-utente-operatore tutte le possibili espressioni di comunicazione che permettono il riavvicinamento alla dimensione corporea, allentando i conflitti, ristabilendo una connessione col mondo delle emozioni e dei vissuti interiori. E' un metodo attivo, che non permette mai alla persona di restare passiva o di isolarsi. L'asino riesce sempre ad ottenere la sua partecipazione, sollecitandola sul piano psico-motorio, intellettivo, sociale e affettivo. L'asino, a differenza di altri animali da pet therapy, puo' essere montato a differenza del cavallo, non si sottomette, non e' cavalcato, ma accompagna la persona.
Davanti ad un asino entriamo in contatto con il nostro corpo, con i nostri impulsi. La presenza di un animale induce una reazione viscerale, dalla tenerezza alla paura, dal desiderio di avvicinarsi e toccarlo a quello di allontanarsi... l'asino e' sporco, puzza, si rotola nelle proprie urine...
Siamo in presenza di un altro tipo di linguaggio e di comunicazione: il linguaggio del corpo. E' una esperienza che ha come obiettivo il recupero della capacita' di sentire, di provare emozioni, di esprimere sentimenti, di manifestare affettivita'. L'esperienza con l'asino ha il compito di rieducarci alla consapevolezza dei nostri sentimenti, alla comprensione di cio' che sentiamo, al contatto con la nostra pancia, alla capacita' di provare ed esprimere emozioni.
La terapia mediata dall'asino implica la sana gestione della triade utente-asino-operatore (Milonis, 2005, 2008) in cui l'animale e' un soggetto 'attivo' della relazione, non 'strumento' di lavoro. Quest'incontro funge da contenitore positivo, dotato di specifiche regole, con un significato ed una progettualita' terapeutica (Reinger Cantiello, 2009).
Le attivita' di mediazione con l'asino possono essere destinate ad un target molto amplio e differenziato. Il filo conduttore e' il 'prendersi cura', stato affettivo fondato sul riconoscimento dell'altro come essere vivente al pari di noi, caratterizzato dall'identificazione del proprio se' con bisogni, il dolore o la gioia dell'altro. Il contatto con l'asino non e' un tabu': possiamo accarezzarlo, toccarlo, vivendo liberamente le emozioni che ci comunica. L'asino non e' giudicante e facilita lo sviluppo della capacita' empatica.
L'asino e' quella creatura che nella storia ha sempre avuto un ruolo relegato al suo sfruttamento lavorativo, per la sua instancabile forza e resistenza. Il termine 'somaro', infatti, si riferisce al soma, al corpo, troppe volte sfruttato, colpito, ferito. Nella storia e' stato ingiustamente sfruttato ed abbandonato al suo destino al termine della sua carriera lavorativa nei campi, il corpo dall'assetto poco longilineo, con la testa sproporzionata rispetto al resto del corpo considerato il cugino brutto dell'aitante e nobile cavallo, associato alle genti contadini ed ai poveri. La ri-scoperta dell'asino per le sue qualita' intrinseche di pazienza, dolcezza, determinazione, costanza ha permesso di rivalutare la sua collaborazione in attivita' dove il rapporto con l'altro passa attraverso questi elementi. Ecco che l'asino rappresenta la riabilitazione del diverso, del dimenticato, del ferito. Lavorare con l'asino quindi facilita la proiezione di tutti quegli aspetti che hanno a che fare con l'idea di se' perdente, negativa, e permette di tirar fuori le emozioni di rabbia, tristezza, paura. Perche' egli c'e', rimane presente, non sfugge alla relazione ma rimane. E nel suo rimanere, impassibile, tollerante all'inverosimile, diventa quello specchio che obbliga a riconoscersi, anche non piacersi e a trovare quindi alternative piu' funzionali alla relazione.
Possono trarre vantaggio dai progetti di onoterapia bambini ed anziani, audiolesi e non vedenti, ipertesi e cardiopatici, malati psichiatrici persone afflitte da ansia, stress o problemi di accettazione. I progetti di onoterapia possono portare benefici a livello comportamentale, caratteriale (difficolta' di comportamento, cognitive e relazionali, ribelli), emotivo e affettivo in soggetti che presentano le seguenti patologie: iperattivita' (puo' essere segnale di futura depressione), aggressivita', depressione, disturbi alimentari, disturbi del sonno, disturbi dell'attenzione, emotivita' incontrollata, sindrome di down, autismo, dipendenze, costrizioni, ritardo mentale ma anche bullismo e dissociazione sociale. Inoltre, i progetti dell'AMA si rivelano efficaci anche per la costruzione del gruppo-team di lavoro, nella formazione scolastica, sia in fase di avvio delle prime classi che nelle realta' di integrazione e inclusione sociale sono occasione potenziamento dei legami familiari e prevenzione del burn-out.
Gli animali sono selezionati accuratamente in base a precise caratteristiche comportamentali e caratteriali, in un contesto naturale idoneo a garantire la salvaguardia della relazione triassica.

Articolo apparso su "Vivere sostenibile" - 2015